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Doppio binario per salvare Atene

di Adriana Cerretelli

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23 marzo 2010

A quarantott'ore dal vertice dei 27 capi di Governo dell'Unione europea, la confusione regna sovrana: l'Europa alla fine si deciderà o no ad aiutare la Grecia e quando e come? Negli ultimi giorni tutti hanno detto tutto e il suo contrario. Risultato, la tensione sui mercati cresce e l'euro perde terreno.

Parlando ieri davanti all'europarlamento nel corso di un'audizione-fiume, seguita a ruota da quella del presidente della Bce Jean-Claude Trichet, per la prima volta il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker non ha escluso la scelta del doppio binario per l'erogazione degli aiuti a Atene: parte targati Ue e parte Fmi. «Resto contrario al ricorso al Fmi. Ma non è aberrante prendere in considerazione l'idea che potremmo ricorrere a due tipi di strumenti: aiuti bilaterali e una dose di Fmi che vada oltre la pura assistenza tecnica. Anche se è troppo presto per pronunciarsi in modo definitivo su questo punto». In ogni caso l'entuale entrata nel gioco dell'Fmi dovrà avvenire «nell'ambito di un meccanismo pilotato dall'eurozona e dalle sue regole».

Proclamando che «la Grecia non sarà abbandonata se vedremo che ha bisogno dell'assistenza europea», Juncker ha però precisato che «non è assolutamente necessario» che il vertice Ue di giovedì e venerdì «si metta d'accordo sullo strumento da utilizzare». Questo sarà frutto di «un accordo intergovernativo tra i paesi dell'euro che forniranno gli aiuti bilaterali».

La posizione del presidente dell'Eurogruppo è la fotocopia quasi perfetta di quella di Angela Merkel che ancora ieri ha ripetuto: «L'Fmi è un argomento che dobbiamo continuare a discutere. Il vertice non deciderà se e come aiutare la Grecia. Che ancora non è arrivata a un punto di non ritorno. Atene non ha chiesto aiuti».

Anche il suo ministro degli Esteri e leader dei liberali, partner ostici della coalizione, Guido Westerwelle, ieri a Bruxelles per il Consiglio Esteri Ue, ha ribadito che «non è necessaria nessuna decisione» al prossimo summit. Franco Frattini ha invece diciarato che l'Italia è contraria ai bilateralismi e invece «favorevole a una soluzione europea, a un meccanismo di coordinamento delle azioni dei vari paesi, perché uniti siamo più forti». In realtà sarebbero 14 sui 16 dell'Eurozona, tutti tranne la Germania e, sembra, la Finlandia, i paesi disposti a fare la loro parte dando una mano alla Grecia.

Trichet ha affermato che qualsiasi intervento a favore di Atene non potrà che avere la forma di un puro prestito, alieno da qualsiasi elemento di sovvenzione, accompagnato da «una serie di condizioni forti da applicare rigorosamente», che servano da fattore di stabilizzazione dell'area euro. Circa la tempistica degli aiuti, il presidente della Bce ha dichiarato che verranno erogati non solo se Atene ne farà richiesta ma se «ci troveremo in una situazione straordinaria che ponga un problema immediato alla zona euro».

Trichet non ha escluso l'eventuale revisione delle regole in base alle quali oggi la Bce accetta i collaterali nelle operazioni di rifinanziamento della Grecia. «Se la nostra ipotesi di lavoro apparisse troppo ottimistica, prenderemo in considerazione la situazione». Anche se si è detto convinto sia che non ci saranno revisioni al ribasso dei rating sulle obbligazioni elleniche. Sia che il pacchetto di misure adottate dal Governo Papandreu è positivo e credibile e «quando i mercati se ne conviceranno anche gli spread scenderanno» rispetto al bund.

Mentre ieri il vice-premier greco entrava nell'arena accusando la Germania di permettere agli speculatori di fare soldi sulle spalle del proprio paese, le dichiarazioni di Axel Weber non aiutavano certo a decongestionare le tensioni intra-europee alla vigilia del vertice Ue. Anzi. Il presidente della Bundesbank ha denunciato infatti «le crescenti eterogeneità» che la zona euro si è vista crescere in seno con i crescenti gap di competitività tra i suoi membri che devono essere superati. Ha indicato Grecia, Portogallo, Spagna e Italia come i "reprobi" del club. «Una delle ragioni dell'eterogeneità è che i benefici dell'unione monetaria in termini di minori tassi di interesse ed eliminazione dei rischi di cambio, non sempre sono stati usati in modo saggio ma hanno indotto alcuni paesi a vivere al di sopra dei propri mezzi». Decisamente non sarà un vertice facile quello che comincia dopodomani.

23 marzo 2010
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